Kalosf nasce in un momento particolare della vita del suo autore, quando stanco da un social fotografico tra quelli più usati, decise di continuare a pubblicare le sue fotografie e creazioni in uno spazio diverso, che fosse meno esposto e contemporaneamente più intimo.
Fu così che nacque Kalosf, in un giorno della fine di febbraio.
Ma Kalosf doveva essere qualcosa di altro e di più. Le parole avrebbero dovuto essere più sensate, espressione sempre più vera di un cuore che desiderava (e desidera) essere altrettanto vero.
Kalosf si presenta come “un tentativo di vedere il mondo attraverso la luce”. La sua caratteristica è questa. Egli è un folle, un innamorato della luce. E’ un uomo di tenebra che proprio per questo è attratto dalla luce. E’ come un inferno che si solleva nella sua disperazione per vedere anche solo per un attimo il raggiare della luce. Ed è per questo che ossessivamente la cerca, la scopre, la indaga. Credo che tra i titoli di Kalosf, la parola più usata sia proprio luce. Anche laddove essa non compare, il taglio delle foto, il modo con il quale vengono elaborate, non è nient’altro che la manifestazione di questa ossessione, perfino in quell’atroce verticalismo che rivela un animo che è tormentato dal cielo e dalla sua distanza dalla terra.
Kalosf nasce per dare voce a questa distanza. Non è un fotografo. Non ha tecnica, non ha nemmeno una macchina fotografica. Solo il suo iphone. Se dovessi definirlo, direi che Kalosf è un appassionato che cerca vie per esprimersi. E’ un condannato a morte che cerca di offrire quel che porta nel cuore. Kalosf è uno squarcio, una fessura profondissima nel terreno arido, dalla quale è possibile vedere quello che sarà o potrebbe essere….