Gli anni, i giorni

E’ tutto molto complesso eppure infinitamente semplice quando si guarda alla propria vita. Scrivevo qualche tempo fa, in un articolo, che “l’emozione di riguardarsi mentre le rughe iniziano a solcare il volto, mentre la vita raggiunge la sua pienezza ed inizia il suo lento declino è un atto di coraggio”. Scrivendolo in qualche modo pensavo già a questo post.

Non è immediato confrontarsi con l’avanzare della vita e delle sue suggestioni. Il tempo delle trappole sentimentali, ma anche degli istinti potenti è finito. Rimane il senso di quello scorrere leggero, di quell’andare verso il mare che non prevede carenza di scossoni, ma fluidità di movimento. Il bambino, il giovane corre imperioso, la maturità impone un movimento più lento, piuttosto una danza, una sorta di passo misurato. Ed è così che la vita scivola via leggera, mentre si corre tra un pensiero e l’altro, tra un lavoro che oggi c’è e domani chissà, tra le relazioni che invecchiano o nascono, ringiovaniscono o giungono alla loro conclusione.

E’ a suo modo uno spettacolo quello al quale partecipo. Uno spettacolo nel quale sono attore, comparsa e contemporaneamente anche spettatore. Mi guardo e guardo. Sto in poltrona in prima fila ed anche in loggione e sono pure sul palcoscenico a recitare le battute che mi sono date. A volte entro anche fuori tempo, ma va bene lo stesso. In questo teatro non c’è una seconda possibilità. Si gioca la scena nel momento in cui essa avviene. E non importa se di colpo, con un effetto speciale, comincia a piovere e ti trovi bagnato come un pulcino e non importa nemmeno se magari di colpo si apre una botola e rotoli dentro e ti ritrovi nel buio.

Questo spettacolo è il migliore di tutti i tempi perchè è il tuo. E nessuno lo reciterà come te, come mai nessuno prima di te l’ha potuto recitare. Non è più il tempo di cercare la perfezione nella recitazione, non c’è più nemmeno la ricerca di quelle modalità di conquista ruffiana del pubblico a tutti i costi. Ma no. Lo spettacolo lo vede con te chi vuole. Chi vuole entra in scena, che ti piaccia o non ti piaccia. Certo qualche altro attore puoi anche farlo uscire dal palco e qualche spettatore maldestro puoi allontanarlo. Ma il teatro è aperto a tutti. E tutti possono partecipare come spettatori o recitanti.

Perchè in fondo non sai nemmeno se stai recitando sul tuo palco o su quello di qualcun’altro. E infine ti chiedi magari se non siamo tutti attori e spettatori ospiti di un teatro non nostro. Ma si va avanti a recitare fin quando scende la sera. Allora le luci che restano sono solo quelle artificiali ed il trucco è diventato più pesante sul volto. Adesso sono le rughe ad essere disegnate, i capelli vengono spruzzati di borotalco. E tu capisci che è quasi ora del sipario.

Chi deciderà quando calerà il sipario? Chi deciderà il momento? Ma che importa. Il teatro è vita. Il sipario scenderà quando sarà il momento giusto. Mi sono sempre fidato del regista. Certo è un regista un pò strano a volte sembra assente, ma poi, tac, al momento giusto è lì, perfino con il suo suggeritore. E allora che importa quando cadrà il sipario. Esso scenderà con eleganza, come si deve ad un sipario prezioso. E le luci si spegneranno. Tutte insieme.

Ed allora posata la maschera, spenta ogni cosa, finalmente si potrà riposare.

“Venghino Signori, lo Spettacolo è iniziato da 40 anni”

Lifted me up, and watched me stumble
After the heartache, I’m gonna carry on
Living for love
Living for love
I’m not giving up
I’m gonna carry on
Living for love
I’m Living for love
Not gonna stop
Love’s gonna lift me up

Perchè tornare indietro? Il senso di Reinvention 2015… ed è già il nuovo!

Il bisogno di Kalosf di riguardare i suoi percorsi è qualcosa di profondamente radicato nel suo modo di esserci in questa storia. Il cammino percorso e solo quello, indica i vettori del futuro. In questi giorni vi ho voluto proporre questi post in qualche modo riassuntivi, perchè con una pubblicazione continua come quella di Kalosf, si rischia di perdere le coordinate e di fermarsi al singolo evento creativo/fotografico, senza cogliere l’insieme. Ripercorrere con voi il 2014 (le foto a mio giudizio più significative) e gli “speciali” di Reinvention, ha proprio questo senso: rivedere il cammino compiuto per lanciarci nel nuovo, che esiste solo su quanto già proposto. Infine le tematiche di Kalosf, fotografiche o legate alla scrittura, vi sono familiari. Avete imparato a conoscere Kalosf, in alcuni casi ad amarlo (perfino nei suoi complessi voli pindarici), è divenuto una presenza costante sul vostro wordpress, ma Kalosf ha una sua storia, ha un suo senso che si va rinnovando ma che in effetti era presente in nuce sin dall’inizio.

L’emozione di riguardarsi mentre le rughe iniziano a solcare il volto, mentre la vita raggiunge la sua pienezza ed inizia il suo lento declino è un atto di coraggio. Oggi non siamo quelli di ieri, ma non siamo nemmeno quelli di domani. Eppure il domani è già nascosto in quel che abbiamo vissuto ieri, in quel che si perde nelle sorgenti ancestrali del tempo, che inizia a scorrere quando lo sperma incontra l’ovulo e misteriosamente comincia a dar vita ad un essere vivente, il cui primo atto è una scissione cellulare, ossia un dar vita al tempo.

La stessa cosa vale per Kalosf. Man mano che le fotografie scorrono, giorno dopo giorno dinanzi ai vostri occhi, man mano che i colori, le storie, gli scritti, si affastellano, lo vediamo crescere insieme, evolversi. Lo vediamo generare il suo tempo, che breve o lungo che sia assume ogni giorno il suo significato. E nel suo significato trova il suo senso.

Questa conclusione così ampia di un percorso lunghissimo, iniziato ad agosto con le astrazioni, continuato con Mysterium Fidei per tutto settembre (che erano in consequenzialità) e terminato con il Reinvention 2015 (iniziato in effetti durante Mysterium con i post d’insieme sulla bellezza) è in realtà un unicum. Ciò che siamo stati è ciò che sarà. Ciò che saremo è ciò che siamo stati. Eppure il futuro non è il passato ed ogni passo è un salire in modo spiralico, come una coclea  nella quale ogni scalino sembra uguale ma è diverso e si pone leggermente più in alto del precedente.

…perchè in fondo il cammino di ciascuno è un’astrazione che tende verso la bellezza, comprensibile solo alla luce del passato. Grazie a tutti voi, per aver voluto seguire Kalosf in questo percorso. E grazie a chi vorrà ancora seguirlo. Perchè c’è un tempo per tutto. E Kalosf è, come ciascuno, gravido del suo tempo.

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(Ringrazio la mia amica Monica per questa foto della nipotina che io ho solo editato…come le altre che vedrete tra qualche giorno 😉

Le assurde scelte di Kalosf. Reinvention 2015 (un controverso modo di vedere le cose)

Se Kalosf possiede una virtù è quella della libertà. La libertà da qualsiasi tentativo di definizione o di incasellamento. Essendo un personaggio virtuale, la peggiore delle schiavitù alla quale può andare incontro è quella del like. Il controllo continuo dei commenti, il controllo dei likes sulle sue creazioni, la ricerca spasmodica di aggiungere followers o di essere quel tantino piacione in modo da “piacere a tutti”, ecco queste sono le doti tipiche di chi fa del proprio spazio virtuale (blog o social generici) un momento di legittimo  (ma per me piuttosto inutile) auto-compiacimento (una sorta di onanismo virtuale). Ecco, Kalosf ha una virtù. Di tutto questo, proprio, non gliene “sbatte niente”, perchè a lui i numeri non piacciono. A lui piace condividere.

La sua presenza sul blog non è finalizzata a ricevere i likes od i commenti, ma a sperimentare anche a costo di non piacere. I post ed i percorsi nascono dal tentativo continuo, costante, di immergersi nelle cose, nelle storie, nelle immagini, con tempi che gli sono propri (a volte anche lunghissimi, come ho avuto modo di scrivere ad un amico), sapendo che magari un tema non sarà molto gradito rispetto ad altri (il caso di Astrazioni o di Mysterium Fidei ne è un esempio lampante, reso visibile, tanto per capirci, dall’abbassamento dei likes, che sono andato a guardare proprio per capire se le mie idee filavano  😉

Il punto per Kalosf non sta infatti nel numero di likes, ma nelle emozioni (positive o negative) che qualcosa suscita. Spesso mi capita di scrivere a chi assiduamente commenta il blog, che se qualcosa non suscita nulla, va benissimo anche non commentare o commentare in negativo. In questo senso, ad esempio Mysterium Fidei, ha visto fioccare le critiche (soprattutto in certi scatti) e ciò mi ha fatto piacere. Le possibilità di crescere infatti non sono date a Kalosf semplicemente dai complimenti, ma anche dalle critiche, da un giudizio negativo che esprime al meglio, per altro, il vero interesse che la persona ha per te, per la tua opera, per la tua creazione. E’ chiaro che ricevere un complimento genera un piacere, ma anche una critica intelligente ha lo stesso valore (ed è per questo che Kalosf commenta pochissimo e solamente quando davvero vuole farlo, segnando in genere il suo passaggio attraverso il like).

Detto questo la cosa che più genera il mio interesse è che infine, chi segue Kalosf lo fa perchè davvero è interessato alle sperimentazioni, alla conoscenza di un mondo in espansione che è quello della ricerca, perfino parossistica, di una bellezza sensata, di un percorso umano verso la bellezza (comunque essa si ponga). Chi conosce Sandro (che è in genere colui che scrive), sa che è molto critico con Kalosf e con le sue prese di posizione fotografiche, ma dovendoci convivere ormai da quasi due anni, ho imparato che è necessario raggiungere un compromesso. Ed il compromesso sta in fondo in questo: lui continua a cercare la bellezza, con la libertà che gli è propria. A me quello di cercare di spiegarvi il suo contorto pensiero.