Alessialia sprizza vitalità anche nella lettura (come tutto in lei del resto). Il suo mondo letterario consta di molte cose e tutte diverse, ma con un unico filo conduttore: procede per contrasti. Dalla letteratura “alta” (se mi si passa il termine) a quella di consumo, non tralasciando il puro divertimento. Del resto la conosciamo così, solare, sorridente, capace di raccontare molte cose e di viverle in modo sempre pieno. Il suo stile di scrittura, per altro, rispecchia molto il suo carattere personale. Sembra non dovere mai giungere ad un punto, sembra non riuscire ad arginarsi ed invece non solo raggiunge il punto, ma lo approfondisce a cerchi concentrici ed alla fine abbiamo un quadro piuttosto veritiero del suo modo di approcciarsi al mondo (quello letterario è solo una metafora della realtà…).
La foto che ho scelto è un pò paradossale. In parte è fiabesca, in parte esplosiva, ma l’attenzione viene concentrata non tanto sulla luce laterale, quanto sulla luna. Perchè è così Alessia. Da un lato sembra come le nuvole, leggera, scanzonata perfino confusa, ma quando è il momento sa decisamente dove e come guardare e la sua attenzione non si distrae. Così nel mondo della lettura, così, probabilmente (per quel poco che la conosco) nella vita.
Ed ecco perciò il suo scritto (immagino i miei colleghi Ysingrinus e Avvocatolo, avranno moltissimo materiale in queste righe 😉
Quando nacqui ero piccola, 3,450 kg per 51 cm.
Forse ho iniziato da un po’ troppo lontano. Difficile ricordare il primo libro così come tutti quelli passati tra le mie mani. Non sono molto tecnologica, mai letto un e-book. Mi piace sfiorare le pagine dei libri, sentirne il profumo, tornare indietro, sottolineare, fare le orecchie (anche se so che non si fa), appuntare cose… Insomma, caderci dentro e viverlo. E’ una magia, una relazione che si instaura tra me ed il mio romanzo, quello che ho scovato. Lui fra tanti in quel momento. Potrebbe essere che sia stato proprio lui a scegliermi! E come dice “Firmino” di Sam Savage, la lettura è il cibo dell’anima!
Uno degli ultimi scoperti per caso, anche se non è del mio genere, è “L’arte di ascoltare i battiti del cuore” di Sendker: ero alla Mondadori, e una ragazza me lo consigliò dicendo che le aveva fatto capire tante cose e commuovere. Le diversità fisiche in cui sono inciampati i protagonisti, hanno donato qualcosa in più alla loro esistenza. Ambientato in Birmania, tra malattie e morte, pare voler dire che non esistano significati né rimedi. E’ un polpettone inverosimile? Sì. Parla di un’attesa irraggiungibile che supera i limiti del tempo? S’. Ti ha spiazzato? Sì! Ecco perché lo rileggerei, in tre giorni, come la prima volta. E lo consiglierei, ma si deve essere aperti e pronti a guadarsi dentro.
Scusate, ho perso il filo… cioè neanche l’ho iniziato… Il primo potrebbe essere “Abc” con Chicco e Chicca, le illustrazioni colorate dell’alfabeto. Ovvio che non ricordo le mie sensazioni, ma vedo l’entusiasmo della mia piccolina ora che lo ha ereditato!
Del periodo adolescenziale riporto invece “Noi i ragazzi dello Zoo di Berlino” di Cristiane F.
Io che avevo sempre vissuto in un ambiente ovattato, sono stata catapultata nella dura e cruda realtà di droga e prostituzione giovanile di una Berlino dura e metallica, una realtà che pure esiste. Una citazione: “I bucomani muoiono da soli. La maggior parte in un cesso puzzolente. Ed io volevo morire. In realtà non aspettavo niente altro che quello. Non sapevo perché ero al mondo. Anche prima non lo avevo mai saputo con esattezza”.
Mi piacerebbe comunque annoverare tra i miei amici Tom Sawyer e Huckleberry Finn.
Come si fa a schiaffare tutti i libri dentro non superando 1000 parole? Non ce la farò mai! Devo contenere la mia copiosità e sicuramente ne tralascerò qualcuno! Potrei cancellare qualcosa ma non sono in grado, lascio così! Beh, sarò squalificata!
Per motivi di spazio quindi di “Lessico familiare” della Ginzburg riporterò solo: “Il baco del calo del malo, il beco del chelo del melo, il bico del chilo del milo…”.
E ora già mi vengono i brividi al solo pensiero di… “UN UOMO”. Oriana Fallaci va in Grecia per intervistare il rivoluzionario Alekos Panagulis: ne nasce un amore forte e tormentato. Un libro che ha bisogno di concentrazione, visti i temi trattati e la prolissità di Oriana (che ho ammirato anche in altre opere) nell’esplicare i suoi concetti.
Adoro Kathy Reichs, e il genere che narra! Lei è un’antropologa forense che nei suoi thriller narra le gesta della sua alter ego letteraria Temperance Brennan. Scrive in modo frizzante e scorrevole, ti catapulta dentro le sue scene. Io mi sono immedesimata nelle avventure di Tempe, professionista che nella vita privata si incasina e “pensa” come tutte noi donne comuni mortali tra ex marito, figlia, lavoro e nuovi amori difficili!
E dove lo mettiamo Bukowski? Le sue “Storie di ordinaria follia” sporche e disperate… Volgari? Boh, forse… Ma anche questa è la vita… La vita di chi sta ai margini e ci vuole rimanere. Non si offrono immagini patinate e compiacenti, ma si spiattellano mali dell’anima, e descrizioni esplicite, a volte grottesche, anche degli atti sessuali.
Non mi precludo nulla, mi piace assaporare il vuoto nella pancia che mi lasciano alcune poesie. Ad esempio Neruda, o i Fiori del Male di Baudelaire. Di Ada Negri, oltre ad alcuni dei suoi versi, ho assaporato il ritratto di lei giovane donna che ci fa vedere la sua indigenza familiare e la voglia di crearsi una propria identità descrivendo profumi e luoghi e facendoti vivere quelle esperienze insieme a lei in “Stella mattutina”.
Senza dilungarmi troppo vorrei comunque scattare una fotto a Marquez, Sepulveda, Allende, L’elogio della Follia di Erasmo, Diario di un seduttore di Kierkegaard, Le affinità elettive di Goethe, la Kingsella, Gleen Cooper, Io speriamo che me la cavo, la Austen, Cime tempestose, Jane Eyre, Sveva Casati Modignani, L’esorcista, Le Braci di Marai, Il gattopardo, Il grande Gatsby di Fitzgerald e tanti altri di scrittori anche meno famosi…
Ma anche a Topolino, Dylan Dog, il manga City Hunter, le favole che ancora conservo…
E “Un napoletano come me” di Siani. Prima di tutto non posso fare a meno di notare la gnocchitudine del suddetto ragazzo in copertina. Un comico vero, che quando fa le battute gli scappa da ridere pure a lui, che si fa capire, solare, un ragazzo che quando sorride somiglia ad una stella! Si ride davvero, e non solo i napoletani, anche i trentini!
Menzione d’onore per la mia pancia è Moravia che ho conosciuto grazie a La noia. Anche nelle sue opere si trovano temi esistenziali, il disadattamento, e il sesso… A lui dobbiamo La romana, e la Ciociara. E grazie a lui ho conosciuto le due donne della sua vita: Elsa Morante e Dacia Maraini, di cui riporto Voci, che mi affascina per la sua scrittura asciutta, diretta e con passaggi brevi.
Mi è piaciuta molto l’opera prima di Yoshimoto: Kitchen, che tratta con semplicità temi ardui come l’omosessualità, la solitudine, la famiglia, l’amore, l’amicizia e la perdita degli affetti.
Sono sempre stata affascinata dall’Africa. Anni fa ho per caso incrociato “La sabbia nelle vene” di Sandro Maria Carucci. Ovviamente è stato subito mio! Sia il titolo che l’immagine sulla copertina con i colori e l’immensità del Sahara e la verde oasi hanno subito suscitato un’attrazione fortissima per me!
Invece non leggo mai le istruzioni, quindi se devo montare un armadio ikea, potrebbe uscirne fuori una poltrona!
Infine, grazie al blog ho potuto conoscere due giovani promesse con uno stile graffiante, tutto loro, irriverente e piacevole, che ti vorticano dentro alle loro storie: Massimo della Penna con “L’ultimo Abele: storia di una ossessione” e Roberto Albini, che trova “Gli elefanti” che girano per Roma. Tutti dovrebbero leggerli perché meritano davvero, anche di più di alcuni scrittori che sono acclamati solo grazie al loro nome, o perché va di moda!
I libri sono grandi amici, o anche compagni se ci hanno lasciato meno sensazioni, proprio come capita nella vita.
Quelli che rimangono dentro, sono quelli che rileggeresti ancora e ancora e ti lasciano un bel sapore che ti porti dietro per la vita.