Quando giunse in cime al colle era bellissima. Il suo vestito tessuto delle lacrime degli uomini risplendeva al sole. Il suo manto ricamato dal dolore delle donne, la avvolgeva nel suo buio. Era bellissima. lo era sempre stata. I suoi amanti non avevano età, poichè ogni uomo o donna o bambino o ragazzo, finiva tra le sue braccia quando ella bussava alle porte di una casa. Era la signora del mondo. Il suo dominio si estendeva per tutto l’universo e la temevano perfino negli angoli più sconosciuti della terra.
Quando ella decideva che i suoi passi si sarebbero volti verso questa o quella casa, immediatamente le porte si spalancavano. Inutilmente taluni si affaccendavano a tenerla fuori e la imploravano perché non entrasse. Il suo dominio era talmente potente ed i suoi messaggeri così forti, che nessun potere al mondo poteva resisterle.
Quel giorno il colle brillava al sole. Ed ella era lì. Attendeva. Per la prima volta non aveva dovuto andare a cercare il suo uomo. Egli stesso stava arrivando. La sua bellezza era diversa. Di lui si diceva che era il più bello tra gli uomini, ma il suo volto non aveva i tratti dell’apparenza, ma la sostanza della forza. I suoi occhi erano brillanti, come se da sempre fossero poggiati sull’eternità. Il suo mantello di porpora lo copriva. E non portava armi. Aveva con sé solo il silenzio.
Quando giunse sulla cima del colle, ella lo guardò. Lo osservò come si guarda qualcuno che si desidera da sempre. Lo scrutò con il medesimo desiderio che una preda sente per la sua vittima. Non lo amava. Ella non sapeva amare. Era stata generata come frutto dell’odio. Nel suo cuore non vi era alcuna forma di amore. Solo desiderio e fame. Insaziabile fame della carne degli uomini.
Il Re la guardava. Era fermo dinanzi a lei. Ed anch’ella lo guardava. Aveva immaginato che sarebbe arrivato scortato dalle sue guardie, che si sarebbe difeso, che qualcuno, forse anche un dio, sarebbe venuto a salvarlo. Ed invece no. Egli era lì. Fermo. Immobile. Una statua di Vita dinanzi a lei.
Lentamente ella avanzò. Il suo vestito frusciava ad ogni passo nel silenzio assoluto del Re il cui cuore batteva con forza. Le antiche profezie avevano decretato che il suo destino sarebbe stato in quell’incontro ma la Carne del Re, vera come quella di ogni uomo, fremeva.
La donna avanzava regalmente. Aveva dominato la storia. Il suo passo attraversava tutta intera la creazione. Lo guardava con un misto di curiosità e di derisione. Tutto qui? Era tutto qui quello che il Re poteva fare? Ma il Re taceva. La guardava. La fissava silenziosamente negli occhi.
Poi lei fu lì, dinanzi a lui. Ed il Re vide negli occhi della donna tutto il dolore, la malattia, gli inganni ed il male compiuto nel suo nome. Vide le profonde oscenità della storia umana perpetrate per fuggire da lei o per avvicinarla. E vide tutte le lacrime delle madri e dei padri, il dolore dei figli, la lacerazione degli sposi e delle spose. Vide tutto l’oceano del dolore umano e lo riconobbe nel suo cuore, in ogni fibra della sua carne. Egli era venuto per mettere fine a quel dolore.
La donna lo guardò ancora. Poi stese un braccio, quasi ad abbracciarlo. Il Re aprì le sue braccia ad accoglierla. Chi li avesse guardati da lontano avrebbe detto che due amanti erano finalmente giunti al loro amore. Ma, da lontano, non avrebbe visto quel luccichio. Il luccichio freddo che brillò dal mantello della donna. Fu un attimo. Violento, preciso, sconvolgente.
Il Re lo sentì. La abbracciò mentre il pugnale lacerava le sue carni andando dritto nel cuore. Poi, prima di cadere, la baciò. La baciò come fa un amante, guardandola fin nelle sue più oscure profondità. Poi emise lo spirito e giacque morto.
La donna lo guardò con disprezzo. E rise. Rise con forza. Ma la sua risata, pian piano si trasformò in un urlo, l’urlo di dolore che non aveva mai vissuto. Quello stesso che aveva ascoltato da secoli dinanzi alla sua presenza. E fu allora che la Morte morì. Che svanì dal mondo.
Certo amico mio, la sua ombra, quella che ha toccato il tuo cuore, si aggira ancora per le strade degli uomini, lacera ancora le vite dei padri e delle madri, dei figli e dei fratelli, degli amici e degli amanti, ma il suo passo è diverso. Il suo vestito è di speranza. A solo ben guardare vedrai che ella non uccide più, ma passa seminando la vita. E se toglie agli affetti è solo per restituire, cento volte di più (solo a guardare oltre le apparenze). Perché vedi, ella adesso non ha più il suo nome. Quello è il nome che usano gli uomini quando non ne riconoscono il cambiamento. Il suo nome nuovo è quello che le ha dato il Re.
Ed oggi anche quel colle è pieno di vita. Fiorisce continuamente il giardino del Re. E la Madre sua ne ha fatto il luogo del trono. E cura quei fiori in attesa che il Re ritorni. Perchè il Re tornerà, avanzando dal futuro. Si, con la nostra carne tornerà nel suo giardino. Ed allora la Madre consegnerà a lui ogni cosa. E la storia di questo mondo sarà solo il futuro. E noi saremo insieme, senza più limiti e rinunce. Lo vedi? Quel giorno è già qui, i raggi di quel sole entrano già nel nostro tempo. A noi solo di vederli, non nella fede, ma nell’Amore che riunifica ogni cosa, ogni frammento di vita in Sé.
בואו אדון ישוע